Paolo Manaresi (Bologna, 1908 – 1991)
Studia al Liceo artistico di Bologna, iscrivendosi in seguito al corso di Decorazione di Achille Casanova nella locale Accademia di Belle Arti, dove ottiene il diploma nel 1929. Le prime prove di Manaresi, già orientato verso il paesaggismo, nonostante la frequenza ai corsi del decoratore Casanova, risentono dell’influenza di Giovanni Romagnoli, suo insegnante di pittura negli anni del Liceo e dell’Accademia. Ma a differenza del maestro, Manaresi oppone una certa resistenza ad abbandonarsi alle piacevolezze del colore per concentrarsi maggiormente sugli aspetti plastico compositivi delle opere. Nel 1928 vince il premio curlandese di prospettiva con Veduta di un’abside e di un chiostro e l’anno seguente il Pensionato Tullio Moy per la pittura di paesaggio. Sempre nel 1929 si reca a Frassignoni, in Toscana, dove realizza una serie di paesaggi che evidenziano la sua posizione eccentrica rispetto al clima artistico dominante in quegli anni a Bologna. Come osserva Roli, queste opere appaiono quali rivisitazioni della «macchia frantumata e corsiva di Telemaco Signorini». Saltando la generazione dei Protti, Romagnoli, Fioresi e Pizzirani che avevano fatto del colore, il motivo principale della loro pur prudente «Secessione», Manaresi trova quindi una maggior affinità di spirito con i paesaggisti ottocenteschi affaccendati a trasferire sulle tele le emozioni colte dal «vero». I nomi di Silvestro Lega e Luigi Bertelli sono infatti quelli che meglio si avvicinano ai paesaggi di Manaresi. Nel 1934 si trasferisce a Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, dove insegna nella locale Scuola d’arte. In questo periodo l’artista rivolge la propria attenzione alla scultura, dando vita ad opere certamente non trascurabili (vince tra l’altro nel 1939 il concorso per un bassorilievo da collocare nel salone centrale degli edifici che ospitano la Biennale veneziana), ma tutte irrimediabilmente perse durante la guerra. Dal ’42 è a Cascina, in provincia di Pisa, e solo nel 1945 torna a Bologna dove insegna al Liceo artistico. Il ritorno è segnato dalle vicende della guerra che colpiscono profondamente Manaresi il quale orienta la propria pittura verso esiti espressionisti. L’occhio del pittore si sposta dai consueti e tranquilli paesaggi collinari per fissarsi sulle immagini della città sventrata dai bombardamenti, tradotte sulle tele con pennellate vigorose che non concedono più nulla ai particolari descrittivi. Della stessa tensione drammatica partecipano anche i quadri di figura, dagli enigmatici autoritratti in veste di frate, ai ritratti degli amici artisti alle più complesse composizioni di tema religioso. Dal 1949 inizia intanto, incoraggiato da Morandi, ad interessarsi all’incisione, che nel giro di pochi anni lo porterà ad una notorietà internazionale assorbendo quasi interamente la sua attività. Nello stesso anno partecipa, ancora come pittore, alla Biennale di Venezia con il quadro Frate pittore, acquistato in seguito dalla Galleria comunale d’arte moderna di Bologna. Del 1952 è la prima personale di acqueforti alla Galleria Cairola di Milano, seguita l’anno dopo da una vasta monografica ordinata da Carlo Alberto Petrucci alla Calcografia Nazionale di Roma. Innumerevoli in seguito le partecipazioni come incisore a mostre sia in Italia che all’estero, contraddistinte da riconoscimenti ufficiali tra cui spicca il premio per l’incisione alla Biennale Veneziana del 1954. Succede a Morandi nella cattedra di Incisione dell’Accademia di Bologna nel 1958, dopo aver insegnato nei due anni precedenti la stessa materia in quella di Firenze. […] Un’antologica promossa dall’Associazione per le arti «Francesco Francia», tenuta nelle sale del Museo Civico di Bologna nel 1978, ha riproposto l’intera opera di Manaresi senza trascurare gli ultimi esiti della sua produzione pittorica, che rinunciando a qualsiasi rapporto col «vero», esprime un’allucinata visione nutrita da apparizioni spettrali.
Claudio Poppi
Da: La scuola bolognese dell’acquaforte, catalogo della mostra a cura di Franco Solmi, Bologna, 1982
LA BIOGRAFIA
23 settembre 1908 – Nasce a Bologna
Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, segue l’Accademia di Belle Arti, dove è allievo di Giovanni Romagnoli e Achille Casanova.
1928 – Vince il Premio Curlandese di prospettiva con “Veduta di un’abside e di un chiostro”.
1929 – Si diploma all’Accademia di Belle Arti. Vince il Pensionato Tullio Moy per la pittura di paesaggio. In un articolo apparso sui giornali dell’epoca si legge: “Nei paesaggi esposti dal Manaresi è contenuto quel tanto che basta a rivelare la presenza di un artista vero, già capace di realizzare cose degne di considerazione…”.
1934-1941 – Insegna alla Scuola d’Arte di Varallo Sesia (VC) ed intraprende l’attività di scultore, creando opere di notevole interesse.
1939 – Vince il concorso per un bassorilievo da collocare nel salone centrale del Padiglione Italiano ai Giardini di Castello, sede della Biennale di Venezia. Tutta la produzione plastica dell’artista andrà perduta con la Seconda Guerra Mondiale.
1942 – Viene trasferito a Cascina (PI), dove insegna alla locale Scuola d’Arte.
1945 – Ritorna a Bologna come docente al Liceo Artistico fino al 1952.
1948-1949 – E’ invitato alla XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, dove espone “Frate pittore”, in seguito acquistato dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna.
Partecipa a Milano alla I Mostra nazionale d’arte contemporanea, alla IV Rassegna nazionale d’arte sacra e alla I Mostra nazionale di arte figurativa, ordinate dalla Permanente a Palazzo Reale.
Vince il Premio della Bontà organizzato dal Comune di Bologna con il dipinto “Pane Quotidiano” ed ex aequo il premio istituito dal sodalizio Spinelli, col dipinto “Morte di una suora”.
Dal 1949 – Incoraggiato da Giorgio Morandi, che prepara personalmente le sue prime lastre, si dedica attivamente alla pratica incisoria.
1951 – Alla mostra “Art Graphique Italien Contemporain” di Bruxelles viene prescelta una sua acquaforte (“Veduta cittadina”) per il manifesto della rassegna, grazie alla quale ottiene un alto riconoscimento di merito.
1952 – Gli è assegnato il 1 premio alla Mostra di Grafica Italiana Contemporanea di Forlì. E’ presente alla VI Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma e alla XXVI Biennale di Venezia. Nello stesso anno si tiene la sua prima personale di acqueforti alla Galleria Cairoli di Milano.
Dal 1952 al 1955 espone in diverse rassegne d’arte italiana contemporanea all’estero organizzate dalla Biennale di Venezia (Anversa, Lisbona, San Paolo del Brasile, Lugano e Boston) e dalla Quadriennale romana (Tolosa, Nimes, Montepellier, Tolone, Liegi, Tokio, Tel Aviv, Atene).
1953 – Carlo Alberto Petrucci, direttore della Calcografia Nazionale, ordina presso l’istituto romano un’ampia antologica dell’opera grafica di Manaresi, comprendente 93 acqueforti. Lo stesso Petrucci lo presenta in catalogo. Sempre nel 1953 diventa direttore all’Istituto d’Arte di Bologna.
1954 – Ottiene il Gran Premio Internazionale per l’incisione alla XXVII Biennale di Venezia.
1955 – Espone a rassegne di grafica a San Paolo del Brasile, Tolosa e Stoccolma. E’ presente a Venezia alla I Biennale dell’incisione italiana. Parteciperà alle cinque edizioni successive.
1956 – Vince il concorso per la cattedra d’incisione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove insegnerà per due anni.
1958 – Giorgio Morandi lo vuole come suo successore alla cattedra di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si trova così a continuare, nella sua città e nel solco di una tradizione pienamente condivisa, il magistero di un artista già annoverato tra i grandi dell’incisione e della pittura.
Per quasi vent’anni Manaresi si dedicherà all’attività didattica in Accademia con grande serietà e passione, facendosi apprezzare non solo per le notevoli e raffinate qualità tecniche, ma anche per le impareggiabili doti umane nel rapporto con gli studenti.
1958-1960 – Partecipa in numerose città europee a mostre d’arte grafica organizzate dalla Biennale di Venezia.
Espone all’VIII Quadriennale nazionale d’arte di Roma .
Vince per l’acquaforte, il I Premio Nazionale “Autostrada del Sole” organizzato dalla stessa Quadriennale.
1962 – Espone alla “Mostra dei Grandi Premi”, organizzata a Ca’ Pesaro dalla XXXI Biennale di Venezia. Anche negli anni successivi parteciperà alle più importanti rassegne di grafica organizzate in tutto il mondo dalla Biennale. Prende parte all’Intergrafik di Berlino.
1963 – Dopo aver partecipato alle più qualificate rassegne di grafica nel mondo organizzate dalla Quadriennale Romana, consegue il Premio Olivetti per la sua produzione artistica.
1966 – E’ premiato alla Mostra Internazionale della Grafica a Palazzo Strozzi di Firenze.
E’ presente a Berlino e Varsavia alle rassegne Intergrafik.
1970 – La Galleria La Nuova Loggia di Bologna gli dedica una personale di grafica; nello stesso anno il Comune di Bologna allestisce al Museo Civico la rassegna “Due decenni di acquisizioni alle raccolte comunali d’arte”, nella quale Manaresi è rappresentato da un significativo numero di acqueforti.
Tra il 1972 e il 1974 incontra le voci della poesia a lui care da sempre e spesso ispiratrici del suo segno: con 23 acqueforti illustra Terra d’Emilia di Riccardo Bacchelli.
Il percorso bibliografico di Paolo Manaresi è costellato di importanti nomi dell’arte e della critica: da Nino Bertocchi, a Stefano Bottari, da Rodolfo Pallucchini a Carlo Alberto Petrucci e Renato Roli, da Luciano Anceschi a Fiorenzo Forti.
Nonostante questo curriculum artistico, didattico e bibliografico a dir poco prestigioso, le testimonianze che ricordano la figura dell’artista insistono sulla sua indole estremamente modesta e schiva.
1975 – Con la donazione del collezionista Mariano Mazzocco, un considerevole numero di sue opere entra a far parte delle Collezioni della Galleria d’Arte Moderna, come è documentato nel catalogo “Opere del XX Secolo nelle raccolte comunali d’arte”, con testo introduttivo di Franco Solmi.
1978 – Il Comune di Bologna e l’Associazione per le Arti “Francesco Francia” gli dedicano una grande antologica, suddivisa in due sezioni: la sezione dedicata all’opera grafica viene allestita presso la Galleria d’Arte Moderna; la sezione di dipinti presso il Museo Civico Archeologico. In quest’ultima, le 126 opere esposte costituiscono elemento di assoluta novità, al punto da rappresentare per molti una vera rivelazione.
Con l’evento del 1978 si conclude l’iter espositivo di Manaresi, anche se sue opere continuano ad essere presenti in collettive nazionali. Afflitto da tempo dal dolore per la tragica scomparsa della figlia Donatella, si chiude sempre di più nel suo mondo, rifugiandosi nella quiete del suo studio al Collegio Venturoli, lontano dalla mondanità e dalle mode.
Dopo un lungo periodo di disagio esistenziale, a quasi 83 anni pare aprirsi per lui un sottile spiraglio di luce. In soli tre mesi di lavoro aveva realizzato decine di pastelli astratti molto personali. E’ l’inizio a una nuova stagione grazie a questa straordinaria evoluzione, che sembra quasi una liberazione dall’antica pena. Confortato dall’incoraggiamento dei pochi amici che ancora frequentava, si era lasciato convincere a realizzare una mostra con i nuovi lavori. Essa avrebbe dovuto tenersi di lì a pochi mesi, dopo ben tredici anni dalla sua ultima esposizione a Bologna. Ma un giorno di fine luglio del 1991 scelse di andarsene in silenzio e da solo, come da troppo tempo aveva vissuto.
1995 – La Galleria Mazzoni Arte di Bologna dedica al Maestro una personale comprendente un nucleo di incisioni dal 1949 al 1986, affiancato da una selezione di dipinti.
1996 – A Manaresi viene dedicata la mostra “Il tempo di un fiore” nell’ambito della XXIII Biennale del Fiore di Pescia, tenutasi a settembre. Subito dopo è il Comune di Montecatini Terme ad esporre più di 40 lavori a Villa Forini Lippi. Sul finire dello stesso anno, opere di Manaresi vengono scelte per la mostra “L’Incisione nelle Istituzioni Artistiche Italiane. Venezia – Firenze”, tenutasi a Monsummano Terme.
1997 – Importante mostra “Morandi, Manaresi, De Vita: Segno e Colore” tenutasi da luglio a ottobre presso la Galleria di Arte Moderna di San Marino (Dicastero della Cultura della Repubblica di San Marino). Una selezione delle opere è stata riproposta in una successiva mostra presso la Galleria Mazzoni Arte di Bologna
1997-2007 – opere di Paolo Manaresi sono state esposte in mostre nazionali (ad esempio, Norma e Arbitrio, ingegneri e architetti a Bologna, 2000; Paesaggio urbano, Stampe italiane della prima metà del ’900 da Boccioni a Vespignani a cura di Alida Moltedo Mapelli, Roma Calcografia Nazionale, 2003), di gallerie ed istituzioni, mentre alcune iniziative più piccole ma non di minore importanza sono state tenute a Bologna e provincia, come per esempio, a Crespellano e Sasso Marconi.
2008/2009 – Mostra dedicata a Paolo Manaresi dal Comune di Bologna-Istituzione Galleria d’Arte Moderna, a 30 anni dall’ultima memorabile antologica al Museo Civico, e a 100 anni dalla sua nascita: “Paolo Manaresi, ovvero: come camminare accanto a Morandi senza mai inciampare, né cadere in trappola“. La mostra, fino all’11 gennaio 2009 presso il Museo Morandi, è stata curata dal prof. Eugenio Riccomini con la collaborazione di Lorenza Selleri, con la supervisione dell’allora direttore del ‘Mambo’, Gianfranco Maraniello. Nell’occasione è stato pubblicato un catalogo del Museo Morandi con introduzione critica dello stesso Riccomini. Il percorso espositivo comprendeva 64 acqueforti, che ben hanno testimoniano i temi e le atmosfere care a Paolo Manaresi.
2017 – Con la grande mostra Paolo Manaresi. I colori dell’inquietudine, a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Francesca Passerini con la collaborazione di Donatella Agostoni Manaresi, la Raccolta Lercaro di Bologna ha ricordato Paolo Manaresi (1908-1991), protagonista dell’arte bolognese del Novecento, di cui è stato Maestro nel campo dell’incisione. Allestimento a cura dell’arch. Paolo Capponcelli